La strana logica del PIL

Ho letto che nella classifica dei PIL mondiali l’Italia, dopo più di quarant’anni, è fuori dai primi 8 paesi maggiormente industrializzati e con una capacità di crescita del Prodotto Interno Lordo in costante aumento. Ne sono felice.

pil2009

Questo tipo di classifica francamente non l’ho mai capita. Mi sarebbe sempre piaciuto che l’Italia fosse il primo paese al mondo in grado di dialogare con l’Africa, stimolando processi di pace interna, ma invece abbiamo sempre rincorso il risultato di un posizionamento all’interno di una classifica, che quando analizzata, lascia perplessi per l’assurdità dei valori di cui tiene conto.

“Il PIL è un parametro di misura per la valutazione della capacità di produzione di beni e servizi finali.” e fin qui nulla da ridire, la cosa però diventa agghiacciante quando si scopre che “Vale la pena sottolineare, inoltre, che il PIL tiene conto solo delle transazioni legali avvenute in denaro, escludendo quindi quelle a titolo gratuito (no-profit ed intra-familiari) e quelle illecite, e che come indicatore non misura il miglioramento della qualità della vita. La criminalità, l’inquinamento e gli incidenti stradali, ad esempio, tendono ad incrementare il PIL, pur essendo chiaramente eventi di carattere negativo che penalizzano il progresso di una nazione.” (fonte borsainside.com), per cui se dovessi ragionare come un vero retrologo mi si spiegherebbe immediatamente il perché in Italia il sistema malavitoso abbia avuto totale libertà: serviva anche a giustificare il PIL in crescita.

Un retrologo di questo tipo, che certamente non guardò al PIL, ma al fatto concreto, fu Giovanni Falcone, il cui pensiero per contrastare la mafia si basò su queste sue parole: “Segui sempre il denaro e troverai il colpevole.

Se dovessimo seguire il flusso di denaro che alimenta il PIL troveremmo i colpevoli e forse vivremmo in un mondo migliore. Ma il neo-liberismo, e le classifiche ad esso associate, ne risentirebbero tragicamente e questo è il paradosso.
Il flusso di denaro genera transazioni bancarie “legali” e queste sono il parametro fondamentale per la classifica. Per le transazioni si giustificano azioni “illegali”, o tese alla violenza, di attività  ad esse collegate – produzione e vendita di armi, oltre che il riciclo di denaro – che sollevano il PIL. Inoltre è dimostrato che anche un fattore devastante come l’inquinamento può generare volumi utili al PIL – da qui si potrebbe riflettere sul perché dei fallimenti di Kyoto – ma oltre alla distruzione ambientale questa classifica è costruita anche grazie alle transazioni assicurative per danni e indicenti stradali, e da un disavanzo di gestione del bilancio statale che solitamente si ha con la riduzione delle spese, per il cui raggiungimento ogni governo (del mondo) ha sempre ridotto quelle per istruzione e  salute pubblica, contrariamente da quanto garantito in un ottimo stato sociale.

Grafico rifiuti - PIL

Paesi come Cina, Russia, India e Brasile crescono con una velocità impressionante, ma non sono un nuovo Eldorado, sono paesi che si stanno rovinando: in Cina l’inquinamento è tale da essere una coltre di nebbia che ricorda i fumi grigi londinesi dell’800, il Brasile sta devastando l’Amazzonia senza ritegno e senza bisogno di pressioni internazionali, in India gli esperimenti nucleari hanno determinato il livello di crescita interna, insomma tutti valori che in Italia, dopo anni di volontaria disattenzione, si è iniziato a voler stabilizzare  o si sta mettendo sotto ferreo controllo (Ilva, Terra dei Fuochi a Caserta, Brescia città, inquinamento dei laghi, etc.). Se queste scelte hanno provocato una recessione del PIL accetto di buon grado questa uscita dalla classifica dei migliori.
Non piacerebbe a chiunque vivere in un paese libero dall’inquinamento, dove i rifiuti subiscono un giusto ciclo di smaltimento e libero dall’influenza dei sistemi mafiosi? Credo e penso proprio di sì, però per farlo bisogna avere il coraggio di andare in contro tendenza rispetto al resto del mondo che ama quella classifica. Ne saremmo capaci? Questo è un problema reale da dover affrontare.

Il PIL venne contestato da Robert Kennedy, e anche se il nome ci fa storcere il naso perché è quello di un politico, il ragionamento che propose fu comunque interessante e attuale. Noi non dovremmo preoccuparci di un valore che tiene in altissima considerazione le transazioni economiche criminali, l’inquinamento, le morti sulle strade, o la produzione di armi, noi dovremmo guardare al valore fondamentale della possibilità di creare dignità per le persone. Se – e dico ovviamente questo se con tutti i suoi pesi e contraddittori a cui l’idea che introduce andrà incontro – l’Italia maturasse la capacità di creare posti di lavoro combattendo la logica del PIL, recuperando l’ambiente a favore della produzione agricola, migliorando le strade, combattendo la mafia attraverso la liberalizzazione delle droghe e regolamentando il fenomeno della prostituzione femminile e maschile (due canali di introito sicuro e certo), applicando leggi che regolamentassero le slot machine elettroniche perché non creino ulteriori danni sociali, ma soprattutto investisse in cultura, nello stato sociale, e abbattesse l’iva per migliorare i consumi interni, sicuramente non saremmo nemmeno dentro la classifica del G20 ma credo proprio che potremmo guardare negli occhi gli altissimi Svedesi, Danesi, Finlandesi e sentirci loro pari per qualità della vita.

Il PIL ha dimostrato di non essere interessante e appetibile, un Progetto di Inserimento Lavorativo nazionale sarebbe l’ideale di questi tempi e la sua sigla sarebbe appunto P.I.L.

Per un contraddittorio:

http://www.lascatoladelleidee.it/litalia-vuole-le-imprese/

http://www.lascatoladelleidee.it/levasione-internazionale/

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