Aiutami, sono triste!

Può sembrare strano parlare di depressione infantile ma secondo gli ultimi dati in Lombardia colpisce dal 2% al 9% degli adolescenti e il 9% dei minori in età compresa tra i 9 e i 16 anni. Sempre più spesso i pediatri vengono consultati per disagi riconducibili alla sfera relazionale.

I sintomi di malessere dei bambini di solito sono costituiti da apatia, autoisolamento, irritabilità, ma anche da disturbi notturni e disturbi psicosomatici come vomito, mal di testa, mancanza di appetito. Oppure da irrequietezza, mancanza di concentrazione, aggressività, difficoltà di apprendimento, ipocondria (il bambino si crede malato).

Occorre riuscire a distinguere con l’aiuto di un pediatra o eventualmente di uno specialista indicato dal pediatra se si tratta di una vera e propria depressione oppure se si è in presenza di stati d’animo passeggeri (depressione lieve) tipici di alcune fasi della crescita del bambino e quasi necessari alla sua maturazione.

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Le cause e rimedi

In alcuni casi particolari la depressione può essere di origine biologica a causa di alcune malattie (tiroide, anemia), oppure può essere causata dall’assunzione di certi farmaci (anticonvulsivanti o steroidi). In altri casi può essere ereditaria. Questi tipi di depressione vanno trattati dal medico.

La forma più comune di depressione è invece quella che gli psicologi definiscono ‘reattiva’ perché si verifica in relazione ad alcuni avvenimenti della vita del bambino: problemi in famiglia, difficoltà con i coetanei, a scuola, cambi di residenza o di scuola, lutti.. In questi casi è temporanea ed è la risposta normale a dei cambiamenti. Va tenuta sotto controllo ma in generale non deve destare preoccupazione, perché il bambino quasi certamente la supererà se i genitori sapranno interpretare i suoi ‘segnali’ come una richiesta di aiuto e risponderanno in modo adeguato: senza cioè punire o sgridare il bambino se appare aggressivo per esempio, ma facendogli capire di essere amato e capito, rinforzando la sua autostima lodandolo per i suoi successi e rilevando i suoi insuccessi in modo costruttivo, insegnandogli ad affrontare le sfide della vita con serenità. Trattato come un individuo responsabile il bambino sarà soddisfatto di sé stesso e crescerà in modo equilibrato.

I bambini talvolta sono tristi nello scoprire che i genitori hanno aspettative diverse o contrastanti su di loro, oppure sono in disaccordo sui metodi educativi. Alcune volte sembrano ‘imparare’ ad essere depressi da genitori che reagiscono in modo negativo alle avversità o non manifestano apertamente i propri sentimenti.

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Secondo Anna Oliverio Ferraris, psicologa dell’età evolutiva “uno dei motivi di disagio dei bambini di oggi al di là delle forme più serie di depressione, va anche ricercato negli intensi ritmi di vita a cui oggi sono sottoposti. Impegnati in mille attività oltre la scuola, che per il loro susseguirsi un po’ ossessivo talvolta possono generare ansia e disagio, talvolta sembrano reagire somatizzando le loro tensioni interne. Ecco allora la ‘depressione mascherata’ che si esprime con i fenomeni del mal di pancia, del mal di testa, i disturbi del sonno, la tristezza, la presenza di paure immotivate e uno scarso rendimento scolastico”. La dottoressa Ferraris raccomanda da sempre ai genitori di lasciare appena possibile godere ai bambini di spazi liberi dove poter giocare, e anche di riti sicuri; anche i bambini più adattabili infatti, sono amanti della stabilità.

Bibliografia

  1. Anna Oliverio Ferraris:” Stati depressivi dell’infanzia” estratto da Psicologia Contemporanea, n.142,luglio-agosto 1997, Giunti Editore
  2. David G. Fassler: ” Help me I’m sad”, Viking Editions, New York, 1997

 

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