Figlio unico, la sua solitudine una fortuna?

“Il figlio unico è capriccioso, egoista, timido, introverso, tirannico, indolente, ha difficoltà ad adattarsi ai compagni e al gruppo …”, così si può leggere in un vecchio dizionario di Psichiatria Infantile.

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Una volta essere figlio unico era considerata una specie di calamità e molti disturbi psicologici e malattie dei bambini venivano attribuiti alla mancanza di fratellini. E anche la letteratura ha in gran parte contribuito a far nascere questi pregiudizi sul figlio unico, si pensi solo al famoso “David Copperfield” di Charles Dickens.

Già da molti anni tuttavia la figura del figlio unico è stata ampiamente rivalutata.

La scrittrice e insegnante americana Ellen Peck ha scritto un testo dal titolo: “Il figlio unico”, con un sottotitolo curioso “bambino equilibrato, genitori felici”, che può dare un’idea dello spirito del libro.

La scrittrice sostiene che tutti gli stereotipi nei riguardi del figlio unico e dei suoi genitori si scontrano contro la realtà dei fatti e che essere figlio unico può addirittura considerarsi un privilegio. In effetti, il figlio unico può godere di molti vantaggi: ha sempre a disposizione i genitori che vivono questo ruolo molto serenamente, avendo da gestire una famiglia piccola e molto tempo libero. Le sue domande ricevono sempre risposte chiare e dettagliate e non avendo compagni di gioco “obbligati”, i fratelli, ha anche stimoli in più per integrarsi con gli altri. Il figlio unico secondo Ellen Peck, possiederebbe anche un gran numero di qualità come educazione, franchezza, assiduità negli studi, spirito di iniziativa, generosità e cooperatività. Probabilmente crescendo al riparo dalla costante rivalità dei fratelli, impara presto a rispettare le ragioni degli altri, le cose degli altri, ed è più ricettivo agli insegnamenti degli adulti.

“Spesso il figlio unico è anche molto creativo perché trae vantaggio dall’essere solo per riflettere, leggere, imparare, pensare”. A sostegno di questa ipotesi possiamo citare la lunga lista di figli unici dei secoli scorsi, tra i quali Leonardo da Vinci, Christian Andersen, Charles Baudelaire, Jean Paul Sartre, Oscar Wilde, e tra i personaggi famosi dello spettacolo di questi anni Al Pacino, Robert De Niro e Frank Sinatra.

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Naturalmente non tutti i figli nascono con le stesse potenzialità e hanno modo di crescere in modo libero e autonomo.

La crescita e la maturazione di un bambino dipendono in gran parte dal clima familiare e dalle relazioni sociali, indipendentemente dal fatto di avere o non avere fratelli. Il ruolo dei genitori nell’aiutare il figlio unico fin dalla più tenera età a crearsi amicizie evitandogli di crescere in un mondo di soli adulti è fondamentale. La scuola materna ed elementare sono decisive per la sua socializzazione.

E altrettanto importante è lasciare emergere liberamente la personalità del bambino, evitando di essere iperprotettivi. Il desiderio di risparmiargli anche la più piccola frustrazione può solo renderlo insicuro e dipendente, senza voglia di crescere. In futuro, a contatto con il mondo esterno, si aspetterà lo stesso genere di attenzioni dagli altri e potrà rimanere deluso.

Un figlio unico con dei genitori assennati, che non lo opprimano facendone il centro della propria esistenza ma che gli permettono di crescere in piena libertà ed autonomia, non corre il rischio di essere diverso dagli altri ma ha tutte le carte in regola per essere uguale ai coetanei con fratelli e sorelle.

Bibliografia

  1. E.Peck: ” L’Enfant unique”, Le Seuil, Paris (“The joy of the only child” , ISBN)

  2. F.Dolto: “Lorsque l’enfant Parait, Seghers, Paris

  3. M.Farnè, A. Sebellico: “Psicologia del bambino”, Signorelli, Milano

  4. M.Bernardi : “ Gli imperfetti genitori”, Bur Supersaggi, Milano

  5. E.  Romana Pugelli:  ” Spot generation, i bambini e la pubblicità'”, Franco Angeli editore, 2010

Ulteriori approfondimenti della stessa autrice:

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La favola della cicala e della formica moderne di Giuseppe Prezzolini.

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