Il 27% dei genitori italiani picchia i bambini usando le percosse come strumento educativo.
È quanto è emerso da uno studio effettuato recentemente da Save the Children e dalla Società Italiana di Pediatria nell’ambito del progetto “Educate, do not punish ” della Commissione Europea. Le punizioni fisiche sono ancora diffuse e persino accettate culturalmente anche se negli anni è stato dimostrato che possono arrecare dei danni allo sviluppo psicofisico del bambino. In più, se reiterate nel tempo sono da considerarsi veri e propri maltrattamenti.
“Negli anni”, afferma il pediatra Marcello Lanari, referente dello studio dei pediatri, “ evidenze scientifiche hanno messo in luce i danni che possono derivare dall’uso di punizioni fisiche nello sviluppo di un bambino: bisogna auspicare allora che anche in Italia le punizioni fisiche siano vietate per legge non solo in ambito scolastico e nell’ordinamento penitenziario, ma anche nel contesto familiare.”
In 23 Paesi Europei è vietato per legge fare uso di punizioni corporali sui minori, in tutti i contesti.
Punizioni inutili o efficaci?
Partendo dal presupposto che è dannoso picchiare i bambini occorre chiedersi se le punizioni, o meglio i castighi, siano inutili oppure efficaci. Le punizioni in sé , secondo i più autorevoli psicologi, per essere tali devono essere efficaci. Se sono molto sgradevoli non hanno una funzione educativa ma addestrativa o peggio repressiva, e il bambino va avanti a comportarsi in modo sbagliato. Di solito nelle famiglie autoritarie l’esistenza di punizioni repressive è la norma. Ma gli effetti collaterali che generano sono molti: aggressività, depressione, fobie, oltre il ricorso alle bugie. L’ideale è che in famiglia esistano delle regole utilizzate per il benessere di tutti e che vengano da tutti rispettate. Ciò non significa starsene tranquilli di fronte ad una marachella, e nemmeno fare prediche su come comportarsi.
Stimolare la riflessione del bambino, rinforzare la sua autostima, trasmettere valori può essere fatto anche mentre si disapprova o si rimprovera. Uno sguardo di disapprovazione, un rimprovero o un semplice gesto di disappunto al momento giusto sono senz’altro molto più utili di un ceffone o di un castigo. Le minacce e le recriminazioni inoltre servono a poco. Al bambino serve sapere che lo disapproviamo ma gli vogliamo bene.
Ma non tutto va perdonato!
Ecco i consigli per i genitori:
- Essere più coraggiosi nell’esigere il rispetto delle regole.
- Non avere paura di essere autorevoli, aiutare i figli a trovare i propri limiti, contrastare disobbedienze, villanie, marachelle, orari non rispettati.
- Ascoltare con pazienza, disponibilità, attenzione (senza badare ai congiuntivi, ma guardando i contenuti!), ascoltare significa conoscere, comprendere, accogliere i bisogni, i desideri, le emozioni e i pensieri dei figli.
- Valorizzare le risorse personali e creative dei figli, lodare i figli quando se lo meritano favorisce l’autostima.
- Non avere paura degli scontri: non temere che il ragazzo dopo uno scontro debba necessariamente cercare vie di fuga o condotte oppositive. Lo scontro fa parte della vita e come tale può essere costruttivo e permette di crescere.
- Essere d’esempio ai figli (spesso s’intende invece: fai come ti dico, non fare come faccio).
- Non eccedere nelle deleghe : devono essere i genitori ad educare, non gli psicologi, i pedagogisti, gli insegnanti e i sacerdoti con i quali è invece preferibile collaborare.
- Non sostituire gli affetti e le cure ai figli con investimenti economici e abbondanza di offerte e di regali.
- Assumersi le proprie responsabilità, anche quella di sbagliare.
- Non difendere i figli a tutti i costi, in famiglia, a scuola, agli scouts, ecc.
- Non lasciare che i figli vivano disordinatamente.
- Non assolvere e perdonare tutto: la vita è fatta di responsabilità con le quali si devono prima o poi fare i conti. Si arriva alla vita adulta col senso di responsabilità, di rispetto del patto sociale.
Bibliografia:
“Il pediatra e lo schiaffo”, Magazine della Società Italiana di Pediatria, n.4, 2013
Rita Gay: “ Il codice delle emozioni. La crescita affettiva del bambino” Edizioni Ancora, Mi, 2001
Désirée Della Volta : “I figli? Troppo sindacalizzati”, intervista alla dottoressa Emilia Strologo, Giornale di Bergamo, 17 dicembre 2001
Ulteriori approfondimenti della stessa autrice: